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Dalla Mesopotamia alla Grecia: miti e leggende

Non so voi, ma io sono sempre stata affascinata da miti e leggende. Da piccola avevo una versione a fumetti dell’Iliade e dell’Odissea che ho praticamente consumato; non vi dico poi la fine fatta dalle videocassette di “Hercules” e “Troy” (sì, lo so! Ma l’archeologia è venuta dopo!).

Oggi quasi tutti siamo abbastanza ferrati sui miti greci e leggende bibliche, e recentemente anche sulle leggende nordiche anche grazie a serie tv e film come “Vikings” e “Avengers”. Sapete però che alcuni miti e topoi letterari greci e biblici hanno in realtà origine in Anatolia (Turchia centrale) e in Mesopotamia?

Tutti conosciamo la storia di Mosè abbandonato in una cesta (e se non la conoscete, consiglio la visione del film “Il Principe d’Egitto”). Ma lo sapevate che questa storia ricalca leggende Mesopotamiche e Anatoliche?

Testa in bronzo attribuita a Sargon di AkkadMuseo nazionale di Baghdad – Wiki Commons

Sargon, nella storia mesopotamica, è quasi una leggenda. Fu re di Akkad nel III millennio a.e.c. e il primo re a unire i territori sumeri (per intenderci, la bassa Mesopotamia). La leggenda narra che sua madre lo concepì in segreto, lo mise in una cesta di giunchi e bitume e lo affidò al fiume Eufrate. La cesta venne raccolta da Akki che salvò Sargon e lo allevò come suo figlio, facendolo diventare un giardiniere. Solo dopo, grazie all’aiuto della dea Ishtar, riuscì a sconfiggere il re di Uruk e a diventare re.

Se Sargon è quasi una leggenda che venne raccontata fino al I millennio a.e.c., meno conosciuta è la storia della Regina di Kaneš, in Anatolia centrale. La leggenda è uno dei miti di fondazione degli ittiti. Per essere brevi, gli ittiti erano una popolazione che ha abitato la Turchia centrale tra II e I millennio a.e.c. (se vi interessa, ve ne parlerò prossimamente).

La leggenda narra che la regina partorì 30 figli maschi e, sconvolta dall’evento, li mise in una cesta e li affido al fiume Kızılırmak. Seguendo il fiume, arrivarono nella città di Zalpa, sul Mar Nero e vennero cresciuti dagli dei. La regina, in seguito, partorì 30 figlie che decise di tenere. Quando, ormai grandi, i suoi figli ritornarono a Kaneš, non li riconobbe e decise quindi di farli sposare con le sue 30 figlie, commettendo un incesto e incorrendo nella rabbia gli dei che distrussero per punizione le città di Kaneš e Zalpa. Con molta probabilità, la storia della Regina di Kaneš ispirò il mito delle Danaidi e l’origine dei Danai, uno dei nomi che indica gli antichi greci.

Questo mito non è l’unico ad essere arrivato in Grecia dall’oriente. I contatti tra Anatolia e Grecia e tra Ittiti (popolo che ha abitato gran parte della Turchia tra II e I millennio a.e.c.) e Greci sono numerosi. Ad esempio, Zeus, divinità principale del pantheon greco e “signore dei fulmini”, altro non è che un riadattamento di Teshub, il potente dio della Tempesta ittita.

Foto mia scattata al Museo Archeologico di Hatay

Molti di noi conoscono la Teogonia di Esiodo, che narra la nascita del mondo e degli dei. Da Chaos e Gaia nasce Urano, da Urano nasce Kronos che genera Zeus. Il dio evira suo padre Kronos e sconfigge i Titani diventando il capo delle divinità (guardate “Hercules”!). Questa storia è probabilmente influenzata dalla leggenda ittita della Regalità celeste. Questa leggenda, arrivata a noi tramite una serie di tavolette in argilla cruda, è frammentaria. A grandi linee racconta di come Alalu, il primo re degli dei, venne spodestato dal suo coppiere Anu e si rifugiò sotto terra. Anu, a sua volta, venne spodestato da Kumarbi, discendente di Alalu. Kumarbi evira Anu ma ne inghiotte lo sperma e da alla luce diverse divinità, tra cui il dio della Tempesta che poi spodesterà Kumarbi e diventerà una sorta di re degli dei.

Kumarbi – Wiki Commons

Le analogie con la Teogonia di Esiodo sono chiare, dalla sequenza Alalu-Anu-Kumarbi/Urano-Kronos-Zeus, all’episodio dell’evirazione del dio del cielo (Anu/Urano).
Non sono state solo le leggende ittite a influenzare le storie greche, ma anche eventi storici. Tutti conosciamo l’Iliade e il destino di Troia e dei suoi abitanti (se non conoscete la storia, consiglio, ahimè, la visione di “Troy” e di “Troy. La caduta di Troia”. Attenzione: leggete prima l’articolo di Tanya).

Troia è veramente esistita e si trova vicino la moderna Çanakkale, è stata una città contemporanea alle città e regni micenei (Micene, Tirinto, Pylos) e anche all’impero ittita. Tra i trattati rinvenuti tra i re ittiti e le coalizioni e i regni vicini ce n’è uno stipulato tra il re ittita Muwatalli II (1320-1272 a.e.c.), quello della famosa battaglia di Qadesh, e Alaksandu, re di Wilusa per formare un’alleanza contro Ahhiyawa (i regni micenei). Dal trattato si capisce che Wilusa doveva trovarsi a ovest della capitale ittita situata in Turchia centrale, quindi tra il Mar Egeo e la Grecia, e alcuni studiosi pensano che il nome Wilusa possa essere collegato al greco Ilios e il nome Alaksandu ad Alessandro Paride (Alessandro era il nome datogli da Priamo ed Ecuba).

Ovviamente i contatti tra Greci e Anatolia e Mesopotamia, occidente e oriente, non si limitano solo ai miti e alle leggende, ma questo ci aiuta a capire come alcuni aspetti delle civiltà orientali siano arrivati fino ai nostri giorni e si siano integrati nella nostra cultura.

Mia Montesanto