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La scultura di Gian Lorenzo Bernini

Qualche tempo fa avevamo parlato di Antonio Canova, oggi vi parlo di un grande scultore che per Canova sicuramente fu d’influenza. Parlo ovviamente di Gian Lorenzo Bernini, il principale scultore barocco.
Non solo scultore, ma anche architetto, pittore, scenografo, Gian Lorenzo Bernini – nato a Napoli nel 1598 e morto a Roma nel 1680 – è stato una delle figure fondamentali dell’arte del Seicento europeo. Ardito sperimentatore in una carriera di oltre sessant’anni, fu sempre in grado di innovare e rinnovarsi.

Figlio d’arte, il padre, Pietro Bernini, era un importante pittore e scultore che spinse il figlio a perfezionare il talento artistico, coinvolgendolo nei suoi lavori e guidandolo nelle prime opere.

Gian Lorenzo Bernini, San Lorenzo sulla graticola, 1614

Sempre grazie al padre, Gian Lorenzo entrò in contatto con il suo primo committente: il cardinale fiorentino Maffeo Barberini. Come primo lavoro gli commissionò degli interventi su una delle Pietà incompiute di Michelangelo Buonarroti. La qualità delle opere del Bernini attirò attenzioni da ogni dove, anche quelle di Scipione Caffarelli-Borghese, che ne divenne un entusiasta mecenate, commissionandogli la realizzazione di opere che lo tennero impegnato per diversi anni. A questo periodo si datano alcune delle grandi opere berniniane nelle quali l’artista diede prova della perizia raggiunta nelle sculture: citiamo, ad esempio, Enea, Anchise e Ascanio fuggitivi da Troia (1618-1619), il Ratto di Proserpina (1621-1622), il David (1623-1624) e l’Apollo e Dafne (1622-25), sculture che andarono tutte a ornare la lussuosa villa di Scipione Borghese.

La fama di Bernini era sempre più diffusa, le sue sculture stupivano gli osservatori, estasi diffuse di fronte alle sue opere che sembravano essere morbidi e dinamici, sebbene marmorei.

Come se non bastasse il suo primo committente, Maffeo Barberini, divenne papa con il nome di Urbano VIII nel 1623 e affidò al giovane artista importanti progetti architettonici e urbanistici. Nel 1629 Bernini realizza uno dei grandi capolavori mondiali della scultura-architettura: il Baldacchino di San Pietro, visitabile ancora oggi all’interno della Basilicata.

Morto Urbano VIII, salì al soglio pontificio Innocenzo X, ostile al vecchio papa e anche ai suoi protetti. Fu difficile anche per Bernini trovare commissioni, subendo anche numerose critiche, ma ciò nonostante in questi anni (1647 -1952) realizzò uno dei suoi capolavori: L’estasi di santa Teresa, ospitata nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma.

Baldacchino di San Pietro, 1629
L’estasi di santa Teresa

In più come se tutto questo fosse poca roba, per impressionare e simpatizzarsi il nuovo Papa diede vita a un altro capolavoro, La fontana dei quattro fiumi a Piazza Navona (Roma). Successivamente, Bernini non ebbe difficoltà a vedere riconosciuto il suo talento anche da papa Alessandro VII, salito al soglio pontificio nel 1655.
Il nuovo pontefice affidò a Bernini il compito di trasformare Roma in una città che sorprendesse i visitatori per le sua urbanistica (poca ansia, eh): l’artista riprogettò l’accesso a Piazza del Popolo, realizzò l’Obelisco di Minerva e progettò il Colonnato di piazza San Pietro creando due semicirconferenze che circondano la piazza in un simbolico abbraccio della Chiesa verso i cristiani di tutto il mondo.

Colonnato di piazza San Pietro

Fra gli ultimi lavori realizzati, di grande imponenza, ci fu la realizzazione dei dieci Angeli con i simboli della Passione che decorano il ponte di Castel Sant’Angelo a Roma.

Bernini muore il 28 novembre del 1680.

Noemi Spasari

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