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Le conseguenze dell’amore

La cosa peggiore che può capitare ad un uomo che trascorre molto tempo da solo è quella di non avere immaginazione. La vita, già di per sé noiosa e ripetitiva, diventa in mancanza di fantasia uno spettacolo mortale. (Titta Di Girolamo, Le conseguenze dell’amore)

Le conseguenze dell’amore è un film scritto e diretto da Paolo Sorrentino, uscito nelle sale cinematografiche nel settembre del 2004 e con Toni Servillo.

In questo film protagonista è Titta (il nome, a sua detta, è l’unica cosa frivola che possiede) Di Girolamo, un uomo di mezz’età che da otto anni vive nella monotonia dell’albergo in cui alloggia a Lugano, in Svizzera. Trascorre le sue giornate nella hall a fumare e ad osservare chi gli sta attorno,
condannato ad una routine in cui è intrappolato.

«Ogni uomo ha il suo segreto inconfessabile».

La vita fatta di azioni rigidamente preordinate, inizia a scomporsi quando accetta la possibilità del cambiamento, rappresentato da un incontro con la barista dell’albergo, Sofia (Olivia Magnani)

«Forse sedermi a questo bancone è la cosa più pericolosa che ho fatto in tutta la mia vita»

Titta Di Girolamo è un apatico, distaccato, apparentemente senza interesse per tutto ciò che lo circonda. Servillo interpreta perfettamente questo personaggio passivo e inerte, dando prova della sua grande capacità mimica. Riesce a creare un personaggio composto, elegante, scostante, snob, che sembra estraniato da tutto ciò che gli succede intorno, mantenendo sempre l’equilibrio tra frasi
non dette, gesti, azioni, sguardi e silenzi.

conseguenze

Accende la sigaretta mentre ne ha già una accesa, stringe la mano come se fosse infastidito, con poca forza e desiderio. Le braccia eseguono movimenti minimi, il corpo è sempre rigido e senza energia, la camminata lenta. Tutto in questi gesti sta a significare il disinteresse e la disattenzione che ha nei confronti della realtà in cui è immerso.

“Le conseguenze dell’amore” per me è degli esperimenti più riusciti della coppia Sorrentino-Servillo (il mio preferito in assoluto è ovviamente “Il divo”), un noir paralizzato (guardatelo e capirete), una regia geniale, un’interpretazione “da pelle d’oca”.

@Noemi Spasari