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Le innovazioni di Arturo Martini

La mia vena polemica mi porta a iniziare questo articolo con una lamentela. L’artista di cui parlerò oggi ha segnato un’epoca e ha cambiato e rinnovato il linguaggio della scultura del XX secolo, ma la maggior parte delle persone non sanno neanche di chi si stia parlando. Perché? Perché purtroppo all’arte contemporanea non viene dato il giusto rilievo, come fosse arte di “serie B”, non al livello del grande Michelangelo. Questo per me è un grande errore di giudizio generale.

Arturo Martini

Chi è l’artista di cui vi parlo oggi? Arturo Martini, scultore, pittore, incisore e insegnante.
Nasce a Treviso nel 1889, studia prima alla Scuola della ceramica a Faenza, poi scultura a Treviso, successivamente alla Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti. Nel 1909 si trasferisce a Monaco di Baviera, avendo così modo di entrare a contatto con l’ambiente simbolista e secessionista. Tornato in Italia, conosce Gino Rossi, con cui stringe amicizia, figura fondamentale per la sua crescita artistica. Nel 1908 a Venezia partecipa alla prima edizione delle mostre di Ca’ Pesaro con la piccola scultura il Palloncino. Arriva a Parigi nel 1912 dove approfondisce la conoscenza del cubismo e delle avanguardie, qui frequenta Medardo Rosso e ha modo di conoscere la scultura primitivista di Modigliani ed espone al Salon d’Automne.

A seguito della prima guerra mondiale, a Roma, aderì al gruppo dei Valori plastici. In linea con quanto portato avanti dal gruppo, Martini abbandonò il linearismo di matrice simbolista e indirizzò la sua ricerca verso una semplificazione delle forme e dei volumi. Qualche anno dopo entra a far parte della Secessione Romana ed espone alla Mostra Futurista, mentre nel 1925 è invitato a esporre alla III Biennale Romana e successivamente partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia. Nello stesso anno espone alla prima mostra di Novecento ed esporrà anche nella seconda edizione.

Ma è dalla semplificazione delle forme che nascono i suoi più grandi capolavori, non c’è la sua firma riconoscitiva, come il caso di L’amante morta o Ophelia. Non dimentica mai la tradizione artistica italiana, che continua a studiare, prendendo spunti dalla tradizione etrusca, medievale e del Rinascimento, traducendo tutto in un linguaggio nuovo e personale in cui le figure appaiono sospese in un’atmosfera onirica.

Martini è stato un artista ricchissimo, che si è espresso con altrettanto vigore nel legno e nella pietra, nella creta, nella terracotta e nel bronzo, la sua vasta produzione si distingue per una plasticità sicura e immediata, un’estrema creatività d’invenzione e una totale padronanza di tutti i processi tecnici.

Un artista che segna un nuovo modo di intendere forme e volumi, ma anche l’idea stessa di scultura.

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