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Le sorelle Macaluso: l’inno alla vita passando dalla morte

Parlare di teatro, ma soprattutto del teatro di Emma Dante, per me è sempre un po’ emozionante. Il teatro è il mio primo amore, Emma Dante uno dei modelli a cui aspirare.
In punta di piedi, oggi vi parlo di uno spettacolo che amo moltissimo, Le sorelle Macaluso uno dei “più dantiani” (sì, dantiani per Emma Dante, dantesco per l’Alighieri) del repertorio della regista, quello che racchiude i suoi leitmotive, la sua poetica, ma anche un richiamo a opere precedenti. È l’opera che ha reso la Dante famosa in tutta Europa, sicuramente uno dei suoi capolavori più riusciti. Sì, nel 2020 è uscito un film della Dante con lo stesso titolo, ma oggi parliamo dello spettacolo teatrale.

Il commento di oggi si basa sulla versione girata al Piccolo Strehler di Milano nel 2018 e disponibile su RaiPlay.

Dal buio nasce la vita, così dal buio arrivano Le sorelle Macaluso. Sette sorelle, Gina (Italia Carroccio), Cetty (Marcella Colaianni), Maria (Alessandra Fazzino), Katia (Leonarda Saffi), Lia (Serena Barone), Pinuccia (Daniela Macaluso) e Antonella (Elena Borgogni), assistono al funerale di una di loro. Attraverso un viaggio indietro nel tempo fra sogno e realtà ripercorreranno in parte la storia della famiglia. A questa perdita se ne accompagnano altre, quella prematura della sorella Antonella, della madre che cede al padre la cura delle figlie e che finisce i suoi giorni per strada dopo aver sturato il bagno di un locale per pochi spiccioli e ricoperto da ciò che ne consegue. E infine, la morte del figlio di Gina, promessa del calcio, che perde la sua vita proprio mentre sta giocando. La Morte gioca un ruolo da protagonista, costantemente presente anche quando non nominata. La morte unisce i vivi e i morti in scena.

Tutti gli attori compongono un corteo funebre e marciando percorrono i metri del palcoscenico in tutte le direzioni: con una scelta prossemica ricorrente nella drammaturgia dantiana, gli attori si trovano quasi sempre schierati in proscenio. La storia di queste sette sorelle ha bisogno del racconto del passato per essere ricordata, e viene raccontata come fosse un curtigghiu, un pettegolezzo, un futile chiacchiericcio.

Le sette sorelle Macaluso sono delle entità quasi labili, costituite dalle loro ansie, paure, sogni e delusioni. L’opera ha una struttura circolare: inizia e finisce con la danza di una delle sorelle, molti gesti si ripetono. L’intera pièce è, inoltre, connotata dalla presenza delle donne, sin dal titolo è imponente la caratterizzazione al femminile, sottolineando in parte anche la distinzione netta fra la determinazione femminile e la fragilità maschile, come viene evidenziato dai genitori. Queste due figure mostrano un atteggiamento molto diverso nei confronti delle figlie. Il padre interagisce quasi sempre con loro e col suo intervento riesce a stemperare le tensioni familiari e rimettere – letteralmente – in riga le figlie. La madre con la sua assenza/presenza si mostra autorevole e tenera, il collo che fa girare la testa del padre dove vuole.

Anche per Le sorelle Macaluso, come per tutti i lavori firmati da Emma Dante, il lavoro sul corpo dell’attore (quasi danzattore in questo caso) ricopre un ruolo fondamentale. Le sorelle si muovono all’unisono, come un’unica entità, fino a sciogliersi e lasciare il posto alla danza solitaria di una di loro.

Per quanto riguarda la scenografia, la Dante predilige lo stile less is more, uno spazio scenico spoglio, arricchito di pochi elementi scenici, in questo caso gli scudi e le spade utilizzate in una danza-lotta e poi abbandonate sul confine del proscenio. Questa scelta amplifica ancora di più la scelta registica di mettere in primo piano l’attore e il suo corpo.

I componenti della famiglia Macaluso sono portati in scena da attori dalle capacità incredibili, essere un attore “di Emma Dante” non è facile. Personalmente, ho una predilezione per Daniela Macaluso, presente in altri spettacoli della regista, che in questo caso interpreta Pinuccia, in quanto la reputo un’attrice dalle doti notevoli; ma fra le sorelle spicca sicuramente Alessandra Fazzino, che interpreta Maria con un pathos e un coinvolgimento emotivo difficile da descrivere. Lo spettacolo Le sorelle Macaluso mostra però soprattutto la capacità della Dante di mettere in pratica quello che Kantor definiva “il costruttivismo delle emozioni”: la capacità di colpire la platea esattamente dove pensa che debba essere colpita, attraverso l’uso di frammenti verbali, suoni, gesti, etc.

Le sorelle Macaluso sono, a parer mio, l’opera perfetta. Emozionante, coinvolgente, unica, che racchiude tutti gli elementi della drammaturgia dantiana.

Noemi Spasari