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Teatro giapponese fra rito e tradizione

Visto che di teatro non ne ho mai abbastanza, ma in realtà non ne parlo abbastanza ho pensato di dar il via a una nuova rubrichina: What’s the Theatre (non è grammaticalmente da 30 e lode, ma chissene). Iniziamo questo primo appuntamento con il teatro giapponese!

Il teatro in Giappone si sviluppa un po’ più tardi rispetto ai fighissimi greci, o all’India e alla Cina (di cui ovviamente parleremo), e affonda le sue radici nelle credenze sciamane e magiche, unendo così una sorta di rituali a musiche e danze diffuse nell’Asia che per noi è nord-orientale. Oltre a questa caratteristica rituale come incontro con la divinità, altri elementi caratteristici del teatro giapponese sono la presenza contemporanea di più codici (termine tecnico di quelli che vogliono farsi i fighetti) come parola, canto, musica e danza. È per questo che il teatro giapponese è vicino all’idea del “teatro totale”.

La storia del teatro giapponese può essere suddivisa in tre periodi:

Le origini, che possiamo datare dall’antichità a circa il XIV secolo, possono essere trovate nelle danze rituali shinto o buddhiste, molto ricercate e particolari, ma anche nelle feste e nei divertimenti popolari che vedevano farse e pantomime.

Il teatro “classico”, che vede quattro generi: il gagaku; il ; il bunraku o ningyō jōruri; il kabuki.

Il teatro moderno, prima dell’apertura del Giappone al resto del mondo in periodo Meiji. La transizione dal teatro classico avvenne prima con il teatro sperimentale, lo shingeki, e successivamente con l’affermazione dell’avanguardia.

Teatro classico

Come dicevamo, il teatro giapponese classico è suddiviso in quattro generi differenti, vediamoli un po’ nel dettaglio, ma sinteticamente.

GAGAKU

Il gagaku vede delle danze accompagnate da musiche, originariamente eseguite presso la Corte Imperiale di Kyōto. Nel gagaku confluiscono diversi generi e tradizioni musicali, come ad esempio la musica religiosa shintoista e le danze e canzoni folkloriche autoctone, chiamate wagaku o kuniburi no utamai, nonché da altri generi derivanti dalla Corea, Manciuria e Cina. È considerato un patrimonio musicale antico, una testimonianza di una cultura elevata e raffinata, è anche uno dei pochi esempi di musica “orchestrale” mai esistita in Giappone.

Nō

Il è un teatro simbolico che dà primaria importanza al rituale e alla suggestione, in cui vengono usate maschere caratteristiche. Si tratta di un tipo di teatro diverso da quello a cui noi europei e similari siamo abituati, ricco di simbolismo complesso e per questo non è semplice da comprendere. Le storie che vengono raccontate dal teatro nō sono basate su vari episodi e particolari che si fondono in un unico spettacolo, unendo danza, musica, mimo.

BUNRAKU

Il bunraku o ningyō jōruri, è fondamentalmente il teatro delle marionette. Questo tipo di teatro è caratterizzato dalla combinazione di tre pratiche differenti: i burattini, la recitazione (di un testo) e la musica dello shamisen, un liuto a tre corde.

KABUKI

Secondo le fonti storiche, il teatro Kabuki fu inventato da una sacerdotessa di nome Izumo no Okuni. Anche in questo caso dobbiamo dimenticare il teatro a cui siamo abituati. Le opere del teatro kabuki non trattano mai questioni esistenziali o riflessioni filosofiche derivanti dall’analisi di qualche avvenimento. Le opere di questo genere sono portate in scena solo da attori uomini che, mediante un trucco molto pesante e costumi elaborati, interpretano anche ruoli femminili. Un elemento molto particolare di queste opere è il cosiddetto hanamichi (cammino dei fiori), una passerella che gli attori percorrono prima di giungere alla ribalta.

Qual è la differenza tra kabuki e nō ?

Innanzitutto il teatro nō ha origini più antiche, databili al XIV secolo, mentre il kabuki al XVII, inoltre il nō era pensato per le classi più alte della società, come i Samurai. Nel teatro nō gli attori utilizzavano delle maschere su cui erano rappresentate le emozioni, mentre per il kabuki era di uso comune un trucco pesante.

Si potrebbe dire che il kabuki è un po’ la “volgarizzazione” del teatro nō.

L’arte del teatro giapponese è oggi, con i suoi quattro generi classici, riconosciuta patrimonio culturale dell’umanità dall’UNESCO.

©Noemi Spasari