Torniamo a parlare di libri che forse avrei dovuto leggere in un altro momento: oggi è il turno di Camere separate di Pier Vittorio Tondelli.
Questa non è una recensione, è un flusso di coscienza.
La relazione fra me e questo libro ha passato diverse fasi:
- Curiosità. L’ho letto per il gruppo di lettura di Teste d’Uovo, scelto su suggerimento. All’inizio mi aveva incuriosita, non avevo idea di cosa parlasse.
- Pseudo-innamoramento. Inizio la lettura, le prime pagine mi emozionano tantissimo. “Oddio è il libro della vita”.
- Meh. Ma che sto leggendo? Continuavo a chiedermi scorrendo le pagine, innamoramento finito. Breve e poco intenso.
- Abbandono. Non riuscivo ad andare avanti, portavo il libro ovunque con me, ma preferivo i video di elefanti che si fanno il bagno a quella lettura.
- Obbligo e odio. Dovevo finirlo, non volevo abbandonare la lettura. Mi sono costretta a finirlo. E l’ho finito.
Questa non è stata una storia d’amore.
Quella narrata nel libro, a parer mio, nemmeno.
Camere separate è un libro doloroso, intimo e malinconico. Una storia di abbandono, solitudine e preparazione alla separazione.
Tutto gira intorno al senso di perdita, al dolore, all’impossibilità, ma anche la necessità dell’amore.