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#didonneamarzo: Oriana Fallaci e Il sesso inutile

Primo appuntamento di questo mese dedicato alle donne nella cultura, donne che hanno lasciato il segno, donne che hanno fatto la storia.

Iniziamo con una grande donna, fra i migliori del suo campo, una Giornalista schierata sul fronte.

Sto parlando ovviamente di Oriana Fallaci e in questo caso vedremo un suo lavoro proprio sulle donne: Il sesso inutile. Viaggio intorno alla donna (1961, Rizzoli Editore), è un’inchiesta che riflette la condizione femminile nel mondo, principalmente in Oriente. Il risultato finale è un racconto di persone, tradizioni e cose dai risvolti sorprendenti, reso ancora più interessante dalla sua vena giornalistica, resoconto di un viaggio di quasi cinquantamila chilometri, in compagnia del fotografo Duilio Pallottelli. È un viaggio alla scoperta di culture spesso diametralmente opposte, in un periodo storico (l’inizio degli anni Sessanta) in cui il mondo stava subendo un grande cambiamento, e spesso la donna si è ritrovata in una posizione svantaggiata rispetto all’uomo.

«Volevo solo percorrere un lungo tratto di terra che mi consentisse di studiare tutte le situazioni possibili in cui vengono a trovarsi le donne, per colpa loro o di certi tabù».

L’introduzione è curata da Giovanna Botteri che fa ben notare come non fu un lavoro semplice per una donna come la Fallaci, combattiva e indipendente, quello di dedicarsi a questa ricerca.

Il titolo, Il sesso inutile, deriva dalla battuta di una giovane amica dell’autrice e viene spiegata nella prefazione del volume: «Mi lamento proprio di quello che ho. Ti senti più felice all’idea di poter fare ciò che fanno gli uomini e divenire magari presidente della Repubblica? Dio, quanto vorrei essere nata in uno di quei Paesi dove le donne non contano nulla. Tanto, il nostro, è un sesso inutile».

Il viaggio della Fallaci inizia in Pakistan e finisce a New York e ha come obiettivo quello di scoprire la “ricetta della felicità” delle donne, partendo da domande come “quali sono le donne più felici?” e soprattutto “la felicità per le donne può esistere davvero?.

In Pakistan la giornalista assiste a un matrimonio di una sposa bambina e vari esempi di matrimoni combinati; in questo ambiente nota come l’essere donna in quella società è un valore quasi a sfavore, la presenza femminile quasi non si percepisce.

Dal Pakistan si sposta a Nuova Delhi in India e qui conosce quel gruppo di donne conosciuto come le “farfalle di ferro” che lotta per l’emancipazione femminile; in Malesia incontra le matriarche e poi si sposta verso il Giappone dove ha la possibilità di intervistare Han Suyn, una donna dalla storia molto intricata (che ispirerà il film L’amore è una cosa bellissima); sempre in Oriente si sposta fra Hong Kong, Tokyo e Kyoto, dove incontra le ultime geishe.

Si sposta poi nelle isole Hawaii e lì trova delle donne che sono ormai pupazzi alla mercé delle richieste turistiche. Arriva in fine a New York, città in cui le donne ricoprono un ruolo sociale di rilievo, ma anche loro non hanno ancora trovato la felicità.

Non è una storia come tante, non è un libro come tanti, non è una donna come tante.

Oriana Fallaci incontra tante donne e si prende il tempo necessario per conoscerle bene, di cercare di entrare in contatto con loro e di vedere la vita con i loro occhi; ci narra le loro storie con il suo stile semplice e chiaro, riportando i fatti, senza voler influenzare troppo il nostro pensiero.

Un libro che ogni essere umano dovrebbe leggere, un racconto che dopo sessant’anni è ancora terribilmente attuale.

 

@Noemi Spasari,2021