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Il mito nelle opere scultoree di Antonio Canova

Antonio Canova (1757 – 1822) è uno dei nomi più noti della scultura italiana, il massimo esponente del Neoclassicismo e per questo gli venne dato il soprannome “il nuovo Fidia” (scultore e architetto ateniese del V secolo a.C.).

Scrivo questo articolo perché mi è stato richiesto da più persone, quindi spero di farvi piacere!

Qualche informazione biografica
Canova nacque a Possagno (comune veneto) nel 1757, svolse il suo apprendistato a Venezia e successivamente si trasferì a Roma, città in cui visse per il resto della sua vita sebbene si concedesse molti viaggi.

Si avvicinò alle teorie neoclassiche di Winckelmann (uno dei miei nemici mortali) e Mengs.

Inoltre, il caro Canova ebbe committenti prestigiosi come gli Asburgo oppure i Borbone, ma anche la corte pontificia o lo stesso Napoleone e anche vari esponenti della nobiltà veneta, romana e russa, diciamo che non se la passava male.

In questo articolo vi mostrerò alcune delle più importanti opere che Antonio Canova dedicò a tematiche mitologiche (il criterio di scelta è totalmente a mia discrezione, quindi non su una base scientifica-logica, ma a gusto personale).

  • Teseo sul Minotauro

Questo gruppo scultoreo (non voglio dare termini fighetti a caso, si dice così quando ci sono più soggetti) di marmo bianco è stato realizzato dal nostro artista tra il 1781 e il 1783 ed è esposto nel Victoria and Albert Museum di Londra.

da Wikipedia

Il soggetto è ispirato a una leggenda che troviamo nelle Metamorfosi del poeta latino Ovidio e narra la storia del prode eroe greco Teseo che, con l’aiuto di Arianna (il filo di Arianna, avete presente?), riuscì a penetrare nel labirinto di Cnosso e uccidere il Minotauro, la leggendaria mostruosa creatura con la testa di toro e il corpo di uomo.

In particolare, il momento che Canova sceglie di immortalare è quello immediatamente successivo alla conclusione del conflitto, proprio seguendo la poetica neoclassica.

Nell’opera vediamo infatti l’eroe greco seduto sul mostro appena ucciso, provando quasi pena per la sua preda; il Minotauro è rappresentato esanime su una roccia. Una scultura che rappresenta la quiete dopo la tempesta, Teseo difatti è mostrato pervaso da un senso di pace e tranquillità, perfino di stanchezza.

Quest’opera ha anche una forte valenza allegorica, alludendo alla vittoria della ragione sull’irrazionalità, rispecchiando le ideologie illuministe.

  • Ercole e Lica

Un po’ meno famoso è il gruppo scultoreo in marmo dedicato a Ercole e Lica, eseguito tra il 1795 e il 1815 e conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. L’opera è frutto di una di quelle commissioni di cui parlavamo prima, questa da parte di da Onorato Gaetani dei principi d’Aragona. In occasione della prima esposizione questo gruppo scultoreo riscosse molto successo, ma in seguito fu mal visto dalla critica.

da Wikipedia

Ercole e Lica prende ispirazione da un racconto mitologico che vede Ercole impazzito dal dolore procuratogli dalla tunica intrisa dal sangue avvelenato del centauro Nesso, che scaglia in aria il giovanissimo Lica, ignaro di tutto, colpevole soltanto di avergliela consegnata su ordine di Deianira.

Quest’opera è il risultato di un attento studio che il nostro Canova fece su celebri marmi dell’antichità, il più noto fra tutti lo stupendo gruppo del Laocoonte.

  • Orfeo ed Euridice

Questo gruppo scultoreo è stato realizzato in pietra di Vicenza intorno al 1775/76 ed è custodito nel Salone da ballo del Museo Correr a Venezia ed è una delle principali opere giovanili dell’artista. Anche in questo caso l’ispirazione viene dalle Metamorfosi di Ovidio, ma anche dalle Georgiche di Virgilio, infatti sul basamento troviamo un’iscrizione che riporta alcuni versi dei due poeti latini.

da museocanova.it

Pensate che queste opere erano destinate a decorare il giardino della casa di campagna della famiglia Falier di Venezia (poracci proprio).

Qui la storia dei due amanti

Dedalo e Icaro
Torniamo al marmo con quest’opera del 1779 e conservata al Museo Correr di Venezia, anche questa è un’opera del periodo giovanile dell’artista.

da Wikipedia

Chi non conosce la storia di Dedalo, l’architetto che progettò il labirinto di Cnosso che conteneva il Minotauro, che per poter fuggire da Creta creò delle ali di cera per se stesso e per il figlio Icaro? E chi non conosce poi il resto della storia che vede Icaro volare troppo vicino al sole e poi cadere in mare perché la cera si era sciolta?

In questa composizione scultorea notiamo una contrapposizione fra le due figure poste simmetricamente: da una parte Dedalo anziano, molto realistico, dall’altra Icaro, giovane e con una bellezza irreale. Le due figure sono poste su un’asse simmetrica che forma una sorta di X. Inoltre, la scultura è caratterizzata dal contrasto luce-ombra creata dai due corpi.

  • Adone e Venere

Si tratta di un’opera composta fra il 1789 e il 1794, in marmo bianco ed esposta al Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra. Questa scultura è stata realizzata dal Canova senza commissioni, ma successivamente acquistata dal patrizio genovese Giovan Domenico Berio di Salza che lo collocò nei pressi di un tempietto nel giardino del Palazzo Berio di Napoli.

da analisidellopera.it

In quest’opera viene raffigurato il momento dell’ultimo saluto fra la dea Venere/Afrodite e il giovane Adone dalla bellezza straordinaria, che verrà poi ucciso da un cinghiale inviato da Marte/Ares in preda alla gelosia.

I due amanti vengono raffigurato dal Canova immersi in un momento di intimità profonda, sembrano quasi aver perso il contatto con la realtà, labbra socchiuse e i volti reclinati e si guardano dolcemente negli occhi, Venere sta accarezzando il viso di Adone ingredienti con i quali lo scultore intende mettere in risalto il loro rapporto d’amore.

Venere è rappresentata mentre si appoggia su di lui come se fosse una colonna con la testa abbandonata sulle sue spalle; Adone è caratterizzato da una bellezza efebica.

Sul retro del gruppo si cela un terzo personaggio: nascosto dalle figure intrecciate si trova il fedele cane da caccia di lui che osserva il padrone. Il pelo ruvido di questo personaggio è messo in contrasto con la pelle liscia delle due figure umane-divine.

  • Ebe

Questo nome è stato dato a una serie di sculture realizzate dal Canova dal 1796 al 1817, ne esistono quattro versioni, oltre l’originale modello in gesso: nella mitologia greca Ebe è la divinità della gioventù, figlia di Zeus e di Era, figura che appare più volte nei poemi omerici e viene citata anche da Esiodo.

La prima versione fu eseguita nel 1796 su commissione del conte Albrizzi e oggi si trova presso l‘Alte Nationalgalerie a Berlino.

da Wikipedia

La seconda versione dell’Ebe è stata scolpita su commissione niente di meno che di Giuseppina Beauharnais, prima moglie di Napoleone, dopo il 1815 (anno funesto per Napoleone) l’opera entrò a far parte delle collezioni imperiali russe; oggi è esposta al Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo.

da Wikipedia

Queste due prime versioni riscossero aspre critiche a causa dell’impiego del bronzo o della mancata espressione nel viso di Ebe che si trova sostenuta da una nuvola.

Successivamente Canova eseguì altre due versioni di questo soggetto: una datata 1814 su richiesta di Lord Cawdor e oggi si trova a Chatsworth, nel Regno Unito.

da Wikipedia

La quarta e ultima versione fu eseguita nel 1817 su commissione della contessa Veronica Zauli Naldi Guarini, e oggi l’opera è esposta all’interno della Pinacoteca Civica di Forlì.

da Wikipedia

Per quanto riguarda il modello in gesso, oggi lo troviamo esposto alla Galleria d’arte moderna di Milano.

 

In ultimo ho lasciato due delle opere più famose di Canova, Le Tre Grazie e Amore e Psiche, che tratterò brevemente e non quanto meriterebbero.

  • Le Tre Grazie

Questo gruppo rappresenta le tre famose dee della mitologia greca ed è stato realizzato tra il 1812 e il 1817. In realtà ne esistono due versioni: la prima è conservata al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, mentre una sua replica successiva è esposta al Victoria and Albert Museum di Londra.

La realizzazione di queste figure fu esortata da Giuseppina di Beauharnais, la prima moglie di Napoleone Bonaparte. Il soggetto che Canova rappresenta è quello mitologico delle tre Grazie, figlie di Zeus, Aglaia, Eufrosine, e Talia, le tre divinità benefiche che diffondevano splendore, gioia e prosperità nel mondo umano e naturale.

Come in alcuni dei casi precedenti, il soggetto mitologico si adatta alla volontà di Canova di rappresentare con la sua scultura l’ideale di una bellezza serenatrice femminile riprendendo l’esempio della statuaria classica, in perfetta linea con le teorie neoclassiche promosse da Winckelmann (sempre lui, uno dei miei acerrimi nemici).

da Wikipedia

Le tre Grazie sono raffigurate nella posizione più canonica, cioè dritte in piedi, abbracciate l’un l’altra.

Parlo qui della versione conservata all’Ermitage, anche se le due versioni differiscono di poco: le tre sorelle unite dall’abbraccio di quella che si trova nella posizione centrale. Sono spoglie, un unico panneggio presente è avvolto intorno al braccio di una delle sorelle, toccando tutte e tre le figure.

Come le altre opere di Canova, anche questa è rappresentazione della perfezione scultorea, l’abilità tecnica unita al marmo liscio. Inoltre, lo scultore ricopri il marmo con una patina di colore rosa al fine di dare un aspetto più realistico.

  • Amore e Psiche

Quanto si potrebbe parlare di questo attimo prima del bacio? All’infinito. Questo gruppo scultoreo è stato realizzato tra il 1787 e il 1793 e oggi è conservato al Museo del Louvre di Parigi. Inoltre, una seconda copia sempre di Canova si trova esposta al Museo Ermitage di San Pietroburgo.

da vivaparigi.com

«Amore e Psiche che si abbracciano: momento di azione cavato dalla favola dell’Asino d’oro di Apuleio», queste sono le parole con cui nel 1788 il colonnello John Campbell commissionò l’opera a Canova.

Quest’articolo è già molto lungo, altrimenti vi narrerei per bene la storia di Amore e Psiche, ma ve la riassumo. Psiche era una fanciulla molto seducente e questo fece scatenare l’ira di Afrodite che doveva essere bella solo lei. Così decide di vendicarsi e chiese al figlio Amore/Cupido di farla innamorare di un uomo rozzo, ma quello che Afrodite non si aspettava era che Amore si innamorasse di Psiche.

Passarono insieme notti d’amore, senza che Psiche potesse mai vedere il volto del proprio amante così da evitare l’ira della madre di lui, accordo pattuito fra i due amanti. Ma giustamente Psiche volle vedere il viso di quest’uomo alla fine e così lui l’abbandonò. Psiche, che poverina era pure innamorata, decise di sottoporsi a delle prove per riconquistare il suo Amore, ma venne tradita e cadde in un sonno infernale. Amore venuto a conoscenza del tragico destino dell’amante, si recherà presso Psiche e la risveglierà con un bacio: l’attimo prima di questo bacio è stato impresso per sempre da Canova.

L’opera è una perfetta rappresentazione dell’emozione prima dell’azione.

Sempre seguendo i canoni neoclassici, le opere di Canova sono assolutamente perfette. Che sia un bene o un male non sta a me giudicare.

@Noemi Spasari, 2021

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