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Le principesse rivisitate di Emma Dante

Ho tergiversato un po’ prima di parlarvi di lei, di affrontare una sua opera, non perché non fosse importante, ma perché per me lo era troppo.
Emma Dante ha fatto parte della mia vita per tantissimo tempo, la sua arte è stata il tema della mia tesi Magistrale e negli anni universitari ho avuto diverse occasioni di approfondimento del suo lavoro.
È finalmente arrivato il momento di parlare di una sua raccolta di opere e non vi parlerò di lei (per il momento) a teatro, ma di un libro. La scelta è caduta sulla trilogia dedicata alle principesse più note: Cenerentola, Biancaneve e Rosaspina (la bella addormentata).

Prima di tutto, chi è Emma Dante?
È un personaggio eclettico, fra i nomi più noti e discussi del panorama teatrale contemporaneo; sin dai suoi primi spettacoli, come mPalermu (2001), ha mostrato una personalità spiccata e ha portato in teatro novità sceniche, registiche e tecniche.
Emma Dante è una donna che ama la sua terra, ed è una regista che conosce il mondo dell’attore e lo mostra nella maniera più cruda e senza filtri. Inoltre, l’utilizzo quasi costante del dialetto rende vivi i personaggi dantiani, in cui ognuno può rivedersi, o rivedere il vicino di casa o ancora la propria famiglia.

Le principesse di Emma
Il volume è edito da Baldini&Castoldi (2001), ha delle bellissime illustrazioni a cura di Maria Cristina Costa e vede le opere La bella Rosaspina addormentata, Gli alti e bassi di Biancaneve e Anastasia, Genoveffa e Cenerentola.

Partiamo dal primo La bella Rosaspina addormentata: per narrare questa storia la Dante si basa su quella dei fratelli Grimm e a differenza del racconto a cui siamo abituati, in cui viene narrata prima la vicenda dei genitori di Rosaspina che desideravano tanto un figlio e quindi successivamente la nascita della principessa, i doni delle fate e la maledizione della fata esclusa, la Dante parte da questo principe dal volto coperto che si avvicina al castello circondato da rovi, cercando di superare il labirinto di spine.

Maria Cristina Costa in Le principesse di Emma

Come nella fiaba classica, superato l’intreccio di rovi, questo principe in motocicletta dal volto coperto si trova immerso in un silenzio mortale, trovando infine la principessa addormentata.
Dopo averla svegliata, Rosaspina racconta al principe la sua vita fino al giorno in cui compie quindici anni e si punge il dito con una spina di rosa, da cui probabilmente l’origine del nome (differenza con i Grimm e il classico Disney in cui si punge il dito con un fuso).
Il vero colpo di scena la Dante lo lascia alla fine del racconto: tolti i veli che coprivano il volto di questo principe misterioso, Rosaspina scopre che in realtà è una donna e dopo un momento di stupore la bacia con passione.

 

La seconda storia è Gli alti e bassi di Biancaneve e già dal titolo, con questo gioco di parole, si intuisce l’esperienza sproporzionata che vivrà la protagonista.
La storia dantiana inizia con la regina cattiva che si rimira di fronte allo specchio, ma la regina di Emma Dante è un personaggio in parte buffo, anche nel ruolo di antagonista, in particolare con i dialoghi/monologhi con lo specchio da cui si fa lodare e con cui intrattiene discussioni animate e ironiche sulla propria bellezza e sul suo aspetto «m’ha depilare! Talè, tutta nu pilu sugnu!».

Maria Cristina Costa in Le principesse di Emma

Per quanto riguarda i piccoli amici di Biancaneve, la Dante riprende i nomi disneyani, dando loro delle caratteristiche ironiche legate ad essi; i nani sono tali, in questo caso, a seguito di un incidente in miniera che ha mozzato loro le gambe.
Anche il principe si allontana dall’immagine tradizionale di impavido eroe che salva la donzella in groppa al suo cavallo bianco, è qui, infatti, un giovane sperduto vagamente in cerca di moglie (neanche in grado di seguire il TomTom), che incontra Biancaneve nella casa nel bosco e si addormenta sul letto dei nani, proprio subito prima dell’arrivo della regina.
Emma Dante, per la versione teatrale, immerge questa favola nel clima del teatro dei pupi e impone agli attori veri virtuosismi, come recitare su trampoli o impersonare i nani muovendosi sulle ginocchia.

Maria Cristina Costa in Le principesse di Emma

 

In ultimo abbiamo Anastasia, Genoveffa e Cenerentola. La protagonista abita in una palazzina al centro di Rodìo Miliciò, «un paesino al sud della Sicilia circondato da cave di tufo e alberi di melograno»; il padre, un vecchio barone decaduto, rimasto vedovo, si è risposato con la sua donna di servizio, Ignazia, madre di Genoveffa e Anastasia, sciatte e poco eleganti nei modi.
Morto il padre, come da copione, Cenerentola viene defraudata di tutti i suoi averi e segregata in uno sgabuzzino buio e angusto da dove sente scorrere la vita quotidiana delle tre arpie.

Maria Cristina Costa in Le principesse di Emma

Ma quando il principe di Barcellona Pozzo di Gotto cerca moglie, le sorellastre smettono di guardare la tv e scappano in bagno a prepararsi, mentre Cenerentola balla con la scopa.
Come nella fiaba classica, anche Cenerentola, grazie all’aiuto della fata Smemorina, andrà al ballo del principe, trovandolo nella disperazione per la qualità delle pretendenti: «Sugnu un povero principe meschino! Mai troverò la moglie giusta per me. Tutte larie e antipatiche sunnu. Com’haiu a fari».
La protagonista viene “umanizzata” rispetto alla versione della fiaba di Perrault o del classico film Disney, infatti prende una storta scendendo dalla carrozza.
Il finale è come nella storia: il principe e Cenerentola ballano insieme (un tango in questo caso), lui la ritrova per mezzo della scarpetta, si sposano e vivono per sempre felici e contenti.
Sorte diversa spetta alla matrigna e alle sorellastre che sono trasformate dalla fata Smemorina in mastino napoletano, la matrigna, in due zecche, le sorellastre.

Maria Cristina Costa in Le principesse di Emma

 

In conclusione
Queste fiabe di Emma Dante riportano le principesse su un piano “reale”, comune e quotidiano: Cenerentola è una “come noi”, che inciampa e si imbarazza; i nani di Biancaneve sono persone comuni, a volte poco eleganti; il principe azzurro di Rosaspina non è più quell’essere perfetto che arriva a dorso di un cavallo bianco per salvare la donzella in difficoltà, ma è una giovane ragazza in sella ad una motocicletta.

Emma Dante ribalta le situazioni classiche, per riproporle ai nostri occhi in nuove vesti.

@Noemi Spasari, 2021